Museo Civico "Carlo Verri" Biassono Il pane: ieri e oggi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 |
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Con Gesù il pane diventa esso stesso divino; ai tempi di Cristo solo il pane è considerato con tanto rispetto, da far sì che Egli vi identifica la sua immagine. Il giorno dell'Ultima Cena, rendendo omaggio alla Pasqua ebraica, il giorno della festa dei pani azzimi, Gesù prende il pane, non lievitato, e annuncia ai suoi discepoli che quel pane è diventato il suo corpo. "Gesù prese il pane, e dopo aver reso grazie a Dio, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, dicendo: prendete, mangiate, questo è il mio corpo". Gesù risorge dalla tomba, dal ventre della Terra, per rinascere a vita eterna e darsi ai suoi discepoli come pane di vita. L'Ostia Fino all'anno Mille i cattolici usarono per la comunione un pane decorato con motivi stampati con un timbro di terracotta. Poi il Papa si rese conto che il Cristo, durante la Pasqua, aveva potuto mangiare soltanto il pane azzimo, di pasta non lievitata, non fermentata. E il pane eucaristico divenne ostia, che da San Tommaso d'Aquino in poi (1250) è di farina di grano, pura, finissima e bianchissima. Da molto tempo le ostie si fanno soprattutto nei conventi di suore. La pasta viene modellata a caldo in uno stampo per ostie, uno stampo di ferro con un lungo manico, che veniva scaldato al fuoco o in forno. Le valve dello stampo erano incise con motivi vari. I motivi che vengono stampati sulle ostie sono molti e si sono modificati nel corso del tempo, e variano secondo i centri di produzione. Ogni convento aveva le sue preferenze e i suoi stampi in ferro. Talora le ostie portano iscritti monogrammi o simboli, quali quelli del Cristo: X e P che in greco rappresentano le prime due lettere della parola Cristo (Chi e Ro); oppure IHS; Alfa e Omega, la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco stanno a indicare che Dio è l'inizio e la fine dell'Universo e che tutto partecipa in Lui. |
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