Museo Civico "Carlo Verri" Biassono
Le arti del fuoco II°
Le Lucerne Antiche
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L'ILLUMINAZIONE


Lucerna da spedizione, monolychne con forma a lira
(inv.n.A.1999.65.40 - d.cm 5,1)
Il problema dell'illuminazione non era di facile soluzione, in quanto i mezzi di cui i Romani disponevano, se non adoperati in grande numero, si rivelavano insufficienti a vincere il buio. Allo scopo venivano usate fiaccole, candele e lampade ad olio.
Le fiaccole si accendevano solo in speciali circostanze, come matrimoni e funerali. All'illuminazione domestica si provvedeva, però, con candele e soprattutto con lampade a olio.
L'uso delle candele, ignoto ai Greci, ha origini molto antiche presso i Romani. Si ottenevano così: si avvolgeva uno strato di cera o di sego a uno stoppino formato da piante palustri; i ceri così ottenuti venivano poi attorcigliati insieme, formando grosse torce che, per il loro aspetto simile a una fune, venivano chiamate funalia.
Queste torce o erano tenute da uno schiavo o infisse in appositi candelabri costituiti da una specie di piatto con un'ansa ad anello nel cui centro era collocato una punta, su cui veniva infissa una candela. Il mezzo più comune però era la lucerna. Per tenerle alte le lucerne venivano a volte poggiate su candelabri a fusto con piattello o venivano appese, con catenelle, a candelabri a braccia.
Pensiamo a quante lucernette ci volevano per illuminare le stanze delle case e che aria fumosa e oleosa si doveva respirare.

Lucerna a due becchi
Lucerna a voluta con ansa plastica, bilychne
(inv.n.A.1999.65.3 - d.cm 7,4)
Nelle sue ultime fasi, prima di un ritorno alla produzione artigianale e alla scomparsa dei messaggi figurativi (con semplici e rozze forme tipiche dell'altomedioevo e dell'età medievale), il potenziale propagandistico delle figurazioni sulle lucerne viene utilizzato dalla chiesa africana, che nel IV-V secolo proponeva una serie di immagini bibliche molto popolari, tutte relative alla fede nella provvidenza che giunge a premiare l'abbandono alla volontà divina, quando ogni speranza di salvezza è perduta. La dimensione è tipicamente agostinana: si hanno i fanciulli nella fornace, il sacrificio di Isacco, Daniele e i leoni, fino alla figura del Cristo in gloria, che calpesta il drago tra i simboli dell'Apocalisse, o al Chrismon, o alla figura simbolica del pesce. È una Bibbia dei poveri, con iconografie che ritroviamo anche nei mosaici delle chiese. Tali prodotti delle officine africane che già dominavano i mercati con i prodotti ceramici da mensa (la cd. Sigillata chiara), accanto a tipi con decorazioni non narrative o di diverso significato, invasero tutto il bacino del Mediterraneo e vennero ovunque imitati
Sono questi gli ultimi messaggi portati dalle lucerne del mondo antico: a Biassono si ha un bellissimo esemplare, con la figura di Cristo, ed una rara matrice, proveniente certo dalla attuale Tunisia.


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