Museo Civico "Carlo Verri" Biassono La vita quotidiana in Palestina all'epoca di Erode il grande 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 |
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Anche se in Mesopotamia ed in Egitto fin dal secondo millennio a.C. era nota la tecnica di fabbricazione di oggetti in pasta vitrea (modellati a caldo o colati in matrice), è soltanto dal VII secolo a.C. che nel bacino del Mediterraneo i manufatti vitrei divengono abbastanza comuni, con piccoli recipienti per unguenti e profumi, vasi di maggiori dimensioni ottenuti al tornio da blocchi di vetro, vaghi per collane, maschere umane, ecc.. Nell’età di Augusto infine, proprio in area fenicio-palestinese, viene inventata la tecnica della soffiatura, che permette di creare vasi con forme raffinate, con pareti sottili, anche di grandi dimensioni. La produzione del vetro diviene una industria, con esportazione ovunque dei prodotti e la creazione di succursali anche lontano. La prima fabbrica impiantata in occidente fu ad Aquileia. Poi la produzione iniziò ovunque.
I prodotti del mondo fenicio-palestinese rimasero però tra i migliori, con un inventario pressoché infinito di forme e di tipi, alcuni specifici di questa area. Gli oggetti, fragili e costosi, divennero un "simbolo di status" e servivano per dimostrare la propria ricchezza e raffinatezza, o la generosità degli eredi nei confronti dei defunti, che venivano deposti nei sepolcri con ricchi corredi di vasi di vetro. Il vetro dominava sulle tavole dei ricchi ed aveva particolare fortuna tra gli strumenti della toeletta femminile. Così si avevano vasi, unguentari, porta-profumi, tazzinette con il proprio cucchiaio, bicchieri con pareti sottilissime, scodelle, intere collane, braccialetti policromi, vasetti anche piccolissimi per la cosmesi, vasi configurati (a forma di dattero, di testa umana ecc.). I colori, ottenuti aggiungendo alla pasta sostanze diverse (come il cobalto per il blu) erano i più vari. In altri casi veniva raggiunta la massima trasparenza, con raffinati sistemi di depurazione. Talvolta le superfici venivano molate, o incise, o dipinte; ma ciò non era frequente in Giudea, dove esisteva un divieto religioso per l’immagine. Tipico di questa area era il balsamario costituito da due contenitori tubolari con manico unico (o due manici laterali), di cui si ha un bellissimo esemplare in mostra. Talvolta veniva collocato nelle tombe con una paletta metallica, che ci ricorda gli strumenti per spalmare il rimmel sulle ciglia, rivelando così forse la funzione del contenitore. Si trattava certo di un oggetto di lusso, che non tutti potevano permettersi. La produzione locale era molto attiva. Nei recenti scavi del quartiere ebraico di Gerusalemme il Prof. Avigad ha portato alla luce i resti di una vetreria di I secolo d.C.. A Cafarnao poi gli archeologi francescani Corbo e Loffreda hanno rinvenuto un completo servizio di eccezionali piatti in vetro, di età bizantina e tracce della fabbrica, con resti di vetro fuso. |
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Prima edizione: 21 dicembre 1996 |
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