Museo Civico "Carlo Verri" Biassono La vite e il vino in Brianza dai celti al D.O.C. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 |
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La viticoltura intenzionale, che ha reso "domestica" la vite
naturale, è iniziata con la selezione dei vitigni e l'introduzione
della potatura circa nel 6000-5000 a.C. Tutte le antiche grandi civiltà
si occuparono della coltivazione della vite e della produzione del vino.
Il clima nell’Europa romana era simile a quello attuale: permetteva la coltivazione della vite fino al Canale della Manica ed anche nel sud della Gran Bretagna (dove ora il riscaldamento del globo permette il ritorno della vite), in Francia, in Germania, nel sud della Polonia, in Ungheria, sulle coste del Mar Nero e in Crimea, in Georgia, ecc.. Prima dell’introduzione del vino, i popoli che abitavano a nord delle Alpi preparavano e bevevano altre bevande fermentate, specialmente idromele (miele diluito in acqua), sidro (mele fermentate), ecc. Bevande ancora oggi diffuse e consumate, come la birra, che era prodotta, con diverse modalità, fin dai tempi più antichi, praticamente in tutto il mondo, come, ad esempio, nell’Egitto dei Faraoni.
Molto presto la vite giunse con i greci nell’attuale Provenza e nell’area Marsiglia e venne alquanto apprezzata dai celti e dai celto-liguri. Presso di loro, nel VII-VI secolo a.C., divenne una bevanda rituale inebriante, che veniva assunta collettivamente, in termini cerimoniali e religiosi. Si giungeva volutamente all'ubriachezza, che era intesa come una via per l'estasi e per accedere al "divino". Vi fu quindi un attivo flusso di importazione di vino dal Sud al Nord: nel mondo celtico troviamo anfore vinarie che giungevano dai luoghi più lontani. Ma dal mondo greco, soprattutto con il tramite del mondo etrusco, giungevano i rituali nei quali il vino veniva bevuto, e i recipienti per prepararlo. Molto presto i Celti fabbricarono brocche in metallo e in ceramica, spesso di grande bellezza, con la medesima funzione. Forse furono proprio i celti ad inventare la "botte", per la fermentazione del mosto e la conservazione del vino. Le fonti attribuiscono al desiderio di raggiungere i paesi dove veniva prodotto il vino, la discesa dei Celti in Italia alla fine del V secolo a.C. In quell'occasione il celta Brenno conquistò Roma. Ben presto infatti iniziò la coltivazione della vite, anche nelle zone dove non erano ancora giunti i Romani (grandi produttori di vino). Così nel III secolo a.C. nei terreni sabbiosi della Lomellina e nelle aree prealpine, quindi anche nella nostra Brianza, si ebbero le prime vigne. In questo periodo venne inventato un vaso a forma di "trottola", senza manici, progenitore dei nostri fiaschi. Probabilmente si trattava di vino bianco, con vitigni importati dall'Italia centrale e dalla toscana. Certo era un vino leggero, da consumarsi giovane, difficile da trasportare, che veniva conservato senza additivi.
Con il cristianesimo il vino divenne indispensabile per la celebrazione della Messa. Il vino si trasforma nel sangue di Cristo. Ciò restituì al vino e alla vite un significato simbolico importantissimo: il vino è fonte di vita e compare nelle rappresentazioni dipinte e scolpite paleocristiane e medievali, specie nelle fronti dei sarcofagi. Attraverso l'Eucarestia, quindi con il pane e il vino, l'uomo raggiungeva la salvezza. Non solo. Il collasso dei sistemi di distribuzione dell'acqua potabile (con il taglio degli acquedotti romani) costringeva le popolazione delle aree di pianura, anche in Italia settentrionale, a bere acqua di pozzo, che d'estate era spesso inquinata. Quindi i monaci, come i benedettini nell'altomedioevo (dal VI-VII secolo) dissodarono le pianure, coltivavano la vite e producevano il vino, sia per la messa, sia per assicurare una bevanda sicura e "sterilizzata" alle popolazioni, che stavano ritornando nelle pianure. Il giorno vola. Prendi le coppe grandi variopinte, amico. Il vino! Ecco il dono dell'oblio Del figliolo di Sèmele e di Zeus. E tu versa, mescendo con un terzo due terzi, e le coppe trabocchino, e l'una e l'altra spinga". Il greco Alceo VII sec. a.C. |
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