Museo Civico "Carlo Verri" Biassono La camera granda 1 2 |
Nella
casa contadina della Brianza la camera da letto era seconda per importanza
solo alla cucina. Era il locale più intimo della casa, dove gli sposi si confidavano e prendevano le decisioni più importanti; in questo luogo accadevano gli avvenimenti principali della vita: si nasceva e si moriva. Era un locale molto ampio, normalmente posto al piano superiore dell'abitazione, sopra la cucina, di cui si sfruttava indirettamente il calore. Vi venivano collocati uno o più letti in cui dormivano tutti i componenti della famiglia, genitori e figli. Il letto grande (lecc) era occupato dagli sposi. Facevano corona culle, letti, lettini disposti piuttosto disordinatamente, che occupavano tutti gli spazi disponibili. Nella nostra camera troviamo il letto matrimoniale costituito da due letti affiancati con una bella testata (testada) in legno con intarsi. La seppur povera raffinatezza di questi arredi stava a significare l'importanza del locale. Il telaio del letto è completato da due cassoni (casson) rivestiti in tela con un'imbottitura con molle: un tempo ci si accontentava di un semplice strato di foglie tenere della pannocchia del granoturco (sluazitt) poste in un saccone posato su una tavola di legno (pajun). Sui cassoni sono appoggiati due materassi (materazz) che potevano avere varie imbottiture, dalla classica lana, al crine vegetale, alla piuma (lecc de pèna) e alle già citate foglie di granoturco od altro. Le due lenzuola (lenzö) con le federe (fudrett) erano di norma di ruvida canapa o linone. Quelle di lino, ricamate, che facevano parte del corredo della sposa, restavano riposte e difficilmente usate, tanto da venir trasmesse di generazione in generazione. Una o più coperte di lana (cuerta) servivano per i mesi più freddi dell'inverno, se era necessario si aggiungeva una pesante trapunta (prepunta). Il prepuntin serviva per coprire solo le gambe. Per prepunta e prepuntin si usava la piuma d'oca (péna d'öca) o d'altro volatile da cortile. La péna veniva tolta all'oca periodicamente senza ucciderla. Per i cuscini si usava anche la lana (più costosa). La lana dei cuscini e dei materassi era di tanto in tanto fatta cardare da artigiani itineranti. Durante la giornata il letto era protetto, più elegantemente possibile, da una coperta bianca o dal copriletto di piqué. La finta era una bordura ricamata che veniva posta sul risvolto del lenzuolo quando il letto era ben accomodato e serviva per abbellirlo, per esempio quando veniva il dottore a visitare un ammalato. Era anche impiegata per ornare il comò in occasioni particolari, come quando il prete portava il viatico. In quel caso si allestiva sul comò anche un piccolo altare. La veglia funebre si svolgeva sempre intorno al letto. Alcune superstizioni che ci vietavano di posare cappello o scarpe sul letto si riferiscono all'usanza di vestire il defunto completamente. Nella camera da letto non esisteva alcun sistema di riscaldamento invernale e, oltre alle già citate coperte e trapunte, per alleviare il primo impatto con le lenzuola umide e freddissime, si ricorreva ad un ingegnoso sistema per creare il giusto tepore. Sotto le lenzuola si infilava ul prêt, una struttura formata da doghe di legno, che creava una camera d'aria che veniva riscaldata con la brace del camino contenuta nello scaldin. Ai lati delle testate del letto ci sono due comodini in cui venivano riposti i pitali o vasi da notte (urinari). La casa contadina non aveva servizi igienici interni. Esisteva un'unica stanzetta esterna usata come latrina (camer) posta sul pozzo nero i cui liquami, dopo maturazione, venivano venduti, raccolti con la bonza (una cisterna di legno su ruote) ed utilizzati per la concimazione degli ortaggi. Quando uno dei familiari era ammalato o in presenza di persone molto anziane si ricorreva all'impiego della cosiddetta "comoda", una sedia o una poltroncina con il sedile forato con sottostante ripiano per il pitale. Sul comodino c'erano pochi oggetti ma non mancava una bugia con candela e i relativi fiammiferi. Sul ripiano e nel cassettino c'erano i medicinali d'uso corrente: olio di ricino, magnesia bisurata, clisteri, cataplasmi e senapismi, siringa per iniezioni, chinino e l'immancabile Aspirina. La culla esposta è in ferro battuto, munita di perni alle estremità che le consentono il movimento oscillante di "cullatura" (fa ninà ul bagajn ne la cuna). Sopra la culla un braccio di ferro sosteneva un tulle che proteggeva l'infante da mosche e zanzare. Altro indispensabile mobile era il cassettone (cumò) nei cui cassetti si distendevano biancheria e lenzuola. Non mancavano un mazzetto di lavanda per profumare la biancheria e la canfora o la naftalina per proteggere gli indumenti di lana dalle tarme. Inoltre venivano riposte camicie da notte (da uomo e da donna), berretta da notte di lana, calzerotti (scalfarott), scialletto o liseuse (termine tratto letteralmente dal francese). Nel primo cassetto era d'obbligo mettere il velo da messa ed il libro delle preghiere. Un cassetto era riservato ai neonati, i più grandi consumatori di patej e fasce, camicini ed altro. Sul cumò è appoggiato lo specchio con piccoli cassetti laterali detto petinös e, sul ripiano di marmo, la campana di vetro con Maria Bambina di cera o ceramica. Nell'angolo della camera vediamo la tualett composta dal lavabo con catino, raccoglitore dell'acqua sporca, brocca per l'acqua pulita. A fianco penzolano gli asciugamani (selvieta cun la franza). Si usava sapone di Marsiglia o quello fatto in casa con le ossa. Solo nel caso della visita ad un ammalato si faceva trovare al dottore una saponetta (negli anni '40 era, per antonomasia, sauneta Fantino). In camera ci si lavava solamente, e rapidamente, mani e faccia. Su una sedia si accatastavano tutti gli indumenti che venivano tolti per la notte. Alle pareti sono appese le due acquasantiere (aquasantit) e le più popolari oleografie quali la Sacra Famiglia e l'Angelo Custode. Altre volte si esponevano il Sacro Cuore, l'Ecce Homo o l'Addolorata. L'armadio, non grande ma a due ante, contiene i pochi vestiti de la fêsta. Infine la camera da letto si trasformava molte volte in dispensa: sotto il letto venivano infatti tenute mele e patate, in ottimali condizioni di luce. |
Museo
Civico "Carlo Verri" via san Martino, 1 20046 - Biassono (MI) tel./FAX 0392201077 cel. 3343422482 e-mail info@museobiassono.it |